Chi non vorrebbe risparmiare qualcosina in bolletta?
Il 1° luglio 2014 è iniziata la sperimentazione della nuova tariffa elettrica D1 per i clienti domestici che utilizzano esclusivamente pompe di calore per il riscaldamento della casa. La differenza dalle normali tariffe è che il prezzo per chilowattora resta uguale, a prescindere dal volume di energia consumato.
La tariffa D1 sembra interessante per un consumo elevato, ma se si consuma poco perché il clima è più favorevole o perché si è investito molto sull’isolamento termico? La nuova tariffa D1 potrebbe anche risultare più cara: meglio valutare bene.
La nuova tariffa D1
L’Autorità dell’Energia ha pubblicato un documento di consultazione (52/2014/R/EEL) dove indica le sue proposte per una precisa definizione della nuova tariffa D1, quella tariffa sperimentale che dal 1° luglio 2014 può essere applicata su base volontaria agli utenti domestici che riscaldano la propria abitazione di residenza utilizzando esclusivamente pompe di calore elettriche (se installate dal 2008 in poi).
La prima buona notizia è che la sperimentazione che sarebbe dovuta terminare il 31 dicembre 2015 è stata prorogata per tutto il 2016 .
La nuova tariffa D1 permetterà di superare i vincoli imposti dalla attuale tariffa progressiva D2, con cui il costo medio della fornitura aumenta all’aumentare dei consumi e disincentiva un incremento del consumo di energia elettrica, anche se legato ad un uso più efficiente. La nuova D1 eviterà la necessità di passare alla più onerosa tariffa D3 se la pompa di calore richiede una potenza contrattuale superiore ai 3 kW e non obbligherà in alternativa gli utenti ad installare un secondo contatore (con tariffa BTA, bassa tensione altri usi) per alimentare la pompa di calore.
L’intervento dell’Autorità riguarda, in particolare, i criteri per l’applicazione delle componenti A e UC degli oneri generali di sistema alla tariffa D1-PdC. Per la tariffa D1 di riferimento (tariffa cost-reflective che esiste da tempo ma non viene applicata alle utenze finali), infatti, queste componenti non sono definite.
Per le componenti A e UC della tariffa D2 attualmente vengono definite quattro diverse aliquote crescenti al crescere dello scaglione di consumo, secondo una struttura progressiva. Con la tariffa D3 è applicata su tutto il consumo l’aliquota dello scaglione di consumo più elevato della tariffa D2. Per la tariffa BTA è applicata un’unica aliquota indipendente dal livello di consumo, leggermente inferiore all’aliquota applicata per la D3.
Per la tariffa D1-PdC l’Autorità ritiene opportuno che l’aliquota per le componenti A e UC debba assumere un valore fisso (cioè indipendente dai consumi) e pari al valore applicato per la tariffa BTA (6,689 c€/kWh nel I trimestre 2014). All’aliquota prima citata viene però aggiunta una componente fissa pari a 27,85 €/anno.
Per quanto riguarda invece le tariffe di rete, alla tariffa sperimentale per le pompe di calore verranno applicate le componenti della tariffa D1 di riferimento, la cui quota variabile è anche in questo caso fissa (indipendente dai consumi) e molto inferiore a quella applicata alla D2 ed alla D3 per consumi elevati.
In sostanza, se si confrontano gli esborsi in bolletta per una tariffa D1-PdC ed una tariffa D3, con 6 kW di potenza contrattuale e per diversi livelli di consumo, è evidente il risparmio economico che sarà consentito dalla nuova tariffa sperimentale.
L’Autorità propone che gli utenti che decidono di accedere alla tariffa D1-PDC nel 2014 e nel 2016 possano mantenerla per ulteriori 10-12 anni anche qualora nel nuovo periodo regolatorio (dal 1°gennaio 2017) la tariffa non venisse estesa a tutti i clienti domestici.
L’Autorità ai fini dell’accesso alla tariffa D1-PdC considera ragionevole ritenere comunque ammissibile la presenza di particolari sistemi integrativi per il riscaldamento atti a garantire un adeguato comfort anche in presenza di condizioni climatiche particolarmente rigide, purché questi siano basati sull’utilizzo di fonti rinnovabili (ad es. caminetti, stufe a pellet, ecc.).
Rimane da vedere se, a seguito della consultazione, ci saranno modifiche a quanto riportato, ma l’impostazione che troveremo dal nella nuova tariffa D1 è quella di una tariffa elettrica più ‘europea’ in cui il costo medio della fornitura cala al crescere dei consumi.
L’Autorità propone che gli utenti che decidono di accedere alla tariffa D1-PDC nel 2014 e nel 2016 possano mantenerla per ulteriori 10-12 anni anche qualora nel nuovo periodo regolatorio (dal 1°gennaio 2017) la tariffa non venisse estesa a tutti i clienti domestici.
L’Autorità ai fini dell’accesso alla tariffa D1-PdC considera ragionevole ritenere comunque ammissibile la presenza di particolari sistemi integrativi per il riscaldamento atti a garantire un adeguato comfort anche in presenza di condizioni climatiche particolarmente rigide, purché questi siano basati sull’utilizzo di fonti rinnovabili (ad es. caminetti, stufe a pellet, ecc.).
Rimane da vedere se, a seguito della consultazione, ci saranno modifiche a quanto riportato, ma l’impostazione che troveremo dal nella nuova tariffa D1 è quella di una tariffa elettrica più ‘europea’ in cui il costo medio della fornitura cala al crescere dei consumi.
Quando conviene passare alla D1?
Se è già installata una pompa di calore:
1- Tariffa D2 e unico contatore (potenza impegnata < 3 kW)
la D1 è più conveniente per consumi totali superiori a circa 4500 kWh / anno
2- Tariffa D3 e unico contatore (potenza impegnata > 3 kW)
La D1 è più conveniente per consumi totali superiori a circa 1800 kWh / anno
3- Tariffa BTA con doppio contatore à la D1 è conveniente sempre
Dai nostri rilievi abbiamo riscontrato che un utente tipico avente le seguenti caratteristiche – residente in zona climatica E (Lombardia), con un appartamento di circa 100m2 e un fabbisogno annuo di circa 120 kWh/m2 (Classe D), dotato di caldaia più scaldabagno a gas – che consuma all’anno circa 2.000m3 di gas per una bolletta di circa 1.750€, se passasse oggi alla pompa di calore, lavorando quindi in D3 (circa 32 c€/kWh), avrebbe un costo di esercizio pari a circa 1.650€, con un risparmio di soli 100€ (nemmeno il 6%), assolutamente insufficiente per giustificare il passaggio dal tradizionale impianto di riscaldamento alla pompa di calore.
Con la tariffa D1 – tariffa lineare non sussidiata – la spesa scenderebbe a circa 1.200€ con un risparmio di circa il 32% rispetto alla bolletta iniziale. Si tratta ovviamente di una differenza significativa che ci auspichiamo stimoli l’utente a passare alla pompa di calore. Ricordiamo tra l’altro che la D1, a differenza della tariffa dedicata BTA, ha il vantaggio di non richiedere un doppio contatore, per cui vi sarà anche un’unica linea ed un’unica bolletta.
Comprendiamo quindi che la tariffa BTA non ha riscosso il successo auspicato.
Direi proprio di no. Nella realtà il doppio contatore con la relativa tariffa BTA2 si è rivelato assolutamente impraticabile. Questo anche a causa della scarsissima informazione da parte dei distributori sulla possibilità di accedervi.
Per questa ragione Coaer ha insistito affinché si lavorasse su unico contatore, anche per facilitare l’utente nel passaggio alla tariffa D1.
Esistono condizioni che l’utente deve possedere per poter accedere alla tariffa D1?
Per richiedere il passaggio alla D1, sarà sufficiente fornire tutta la documentazione dalla quale risulti che l’utente – sia esso proprietario o inquilino – sia residente nell’appartamento per il quale richiede la tariffa, fatta esclusione per le case di vacanza. L’AEEG in questa fase sperimentale preferisce infatti concentrarsi sui sistemi a pompa di calore per riscaldamento impiegati “a tempo pieno”, così da avere piena consapevolezza del numero di utenti e di quanto muteranno i consumi elettrici.
La seconda condizione è che l’utente disponga come unico sistema di riscaldamento un impianto a pompa di calore. Su tale aspetto vi sono però ancora dubbi e incertezze, ed anche se la prima fase di consultazione avviata dall’Autorità si è già conclusa, il documento finale nel quale verranno fissati i criteri definitivi, non è ancora stato emanato.
Di seguito riportiamo alcune domande con relativa risposta che ci vengono poste nel nostro quotidiano da utenti che sono desiderosi di informazioni a riguardo .
Posso accedere alla sperimentazione con qualunque tipo di pompa di calore elettrica?
Sì, purché il livello di efficienza sia sufficientemente elevato e purché l’entrata in funzione non sia avvenuta prima del 1 gennaio 2008. Non esistono limitazioni inerenti le tecnologie, le sorgenti di calore o i fluidi utilizzati dalla pompa di calore, ma è necessario che essa possieda i requisiti prestazionali minimi di cui all’Allegato H del decreto 19 febbraio 2007 (cioè i requisiti già richiesti per accedere alle detrazioni fiscali del 55%/65%) o, in alternativa, rispetti i criteri di ammissibilità di cui all’Allegato II del decreto 28 dicembre 2012 (quelli già richiesti per accedere al Conto Termico).
Per ottenere la tariffa D1 è necessario installare un secondo contatore dell’energia elettrica?
No. Laddove la pompa di calore costituisce l’unico sistema di riscaldamento dell’abitazione di residenza, la tariffa D1 viene applicata alla totalità dei consumi elettrici dell’abitazione e non c’è bisogno di installare alcun contatore dedicato. Laddove invece la pompa di calore già presente sia allacciata ad un contatore separato, sarà possibile scegliere se applicare la tariffa D1 ai soli consumi della pompa di calore oppure se procedere prima ad una riunificazione dei due contatori e poi applicare la tariffa D1 a tutti i consumi della casa.
Come e quando posso presentare richiesta di adesione alla sperimentazione tariffaria?
La richiesta di adesione può essere presentata a partire dal 1 luglio 2014 ed entro il 31 dicembre 2015, compilando l’apposita modulistica resa disponibile dal proprio venditore di energia elettrica. Attenzione: al modulo di richiesta deve essere allegata anche documentazione tecnica idonea a dimostrare le caratteristiche del proprio sistema di riscaldamento a pompa di calore. Chi aderisce alla Tariffa D1 entro tale data può mantenerla per ulteriori 10 anni a partire dal 1^ Gennaio 2016.
Posso aderire alla sperimentazione se presso la mia abitazione è installato un impianto fotovoltaico?
Certamente. Prima di aderire, suggeriamo tuttavia di compiere un’attenta verifica della convenienza economica, tenendo conto di quale sia l’entità del vostro fabbisogno di energia elettrica che non viene coperto dalla produzione dell’impianto fotovoltaico.
Posso aderire alla sperimentazione se la mia abitazione è riscaldata da un sistema combinato composto da pompa di calore elettrica e caldaia?
Dipende. L’accesso alla sperimentazione non è in generale consentito per sistemi ibridi o combinati (composti da pompa di calore + caldaia). Fanno eccezione i casi in cui, oltre alla pompa di calore, in casa sia presente anche un generatore di calore alternativo utilizzabile solamente per esigenze di emergenza. In tali situazioni, alla richiesta di adesione è necessario allegare anche un’asseverazione predisposta da tecnico abilitato, il cui fac-simile è riportato in Allegato 2 alla determina 9/2014 DIU
Posso aderire alla sperimentazione se vivo in un condominio dotato di sistema di riscaldamento centralizzato a pompa di calore?
No. La sperimentazione tariffaria non è applicabile ai condomini, ma solo alle famiglie e quindi, in particolare, a coloro che usano la pompa di calore come unico sistema di riscaldamento individuale della propria abitazione di residenza.
Dopo aver aderito alla sperimentazione, è possibile cambiare idea e uscirne?
Certamente. In qualunque momento è possibile chiedere di rinunciare alla sperimentazione, compilando l’apposita modulistica resa disponibile dal proprio venditore di energia elettrica. Una volta trasmessa la richiesta di rinuncia non sarà più possibile aderire nuovamente alla sperimentazione.
Rientrano le pompa di calore per la sola produzione di ACS?
No, non rientrano.
E’ ammessa la presenza di altri generatori di calore?
Si, solo se con fonti rinnovabili (Caminetti, stufe a pellet)